venerdì 8 agosto 2014

L'attraversamento della Beresina

Sin da piccolo il fatto d'arme dell'epopea napoleonica che più mi aveva colpito non era Waterloo né Marengo. L'attraversata delle Alpi od il sole di Austerlitz. Ma la traversata della Beresina.
Vedere le stampe dell'epoca rappresentanti migliaia di uomini coperti di stracci che cercavano di attraversare il fiume su di un ponte stretto e pericolante mi aveva lasciato un profondo segno.

L'area ove si è svolta la battaglia. Oggi in Bielorussia.
Il Fiume Beresina è un affluente del Dniepr. In francese è detto Bérézina, in inglese e tedesco Beresina o Berezina, in russo Березине, in bielorusso Бярэ́зіна. 


La battaglia di Beresina
Con gli anni, e con il poco dell'arte militare che ho imparato, ho saputo ammirare quanto di supremo vi fu in tale battaglia. Innanzitutto la strategia di Koutouzov che era riuscito, in condizioni atmosferiche particolarmente avverse, a predisporre una trappola mortale alla Grand Armée in ritirata. Ben 3 colonne da 3 lati diversi si stringevano sulla vittima designata nel momento più difficile, l'attraversamento di un fiume ghiacciato in assenza di ponti.
Dall'altro lato la superba maestria con cui Napoleone ed i suoi ufficiali riuscirono a portare in salvo il proprio esercito. Un esercito allo stremo ma non demoralizzato, stanco e affamato ma fedele ai propri ufficiali. E' plausibile pensare che un qualunque altro esercito in tali disperate condizioni si sarebbe arreso in massa. Invece ciò che restava della Grand Armée si batté come un leone ferito e con una caparbietà che lasciò quantomeno stupiti gli stessi russi. Si disimpegnò ed attraversò la Beresina guadagnando la strada di casa.
L'esercito Imperiale Russo, sicuro della vittoria si batté per 4 giorni ma non riuscì a piegare la volontà dei francesi, degli italiani, dei napoletani, degli spagnoli, degli svizzeri, dei bavaresi, dei sassoni e di tutte la nazioni tedesche che avevano fornito un contingente a Napoleone. Una nota: il contingente portoghese in quei 4 giorni fu completamente annientato.

Proviamo ad immaginare la situazione nei giorni precedenti la battaglia. Dalle mappe Napoleone ed il suo staff erano ben consci che stavano andando incontro ad una trappola ma non potevano immaginare come divincolarsi in quanto erano inseguiti da Koutouzov, erano tormentati sulla destra da Wittgenstein e sulla sinistra da Chichagov, che con i loro cosacchi continuavano a colpire giorno e notte. Davanti vi era il fiume Beresina che chiudeva il 4° lato.

Aprire la strada sulla destra battendo Wittgenstein implicava avventurarsi verso nord e quindi verso il mar Baltico senza via di fuga e verso un gelo maggiore (se possibile). Aprirsi una vi di fuga verso sud battendo Chichagov era impensabile in quanto ci si sarebbe avventurati verso l'Ucraina che era distantissima dalla Patria. Fermarsi per dare battaglia a Koutouzov era altrettanto impensabile in quanto la tenaglia si sarebbe chiusa sui lati.
Quindi non rimaneva che avanzare: gli esploratori informarono che sino alla Beresina la strada era libera. Vengono mandati avanti i eroi del Genio Pontieri che in condizioni disumane costruirono 3 ponti. Uno di fronte al villaggio di Borisov e 2 ponti dinnanzi al villaggio di Studienka.

Il villaggio di Studienka oggi
Il villaggio di Borisov in una foto di fine '800
L'acquitrinosa Beresina nell'area ove fu attraversata
La Beresina ghiacciata in inverno
Spaccato con le asce il giaccio i pontieri si immersero nel fiume per piantare i pali di sostegno dei ponti. A tempo di record riuscirono a costruire le passerelle mentre già si affacciavano colonne di migliaia di commilitoni che si ammassavano e premevano per attraversare il fiume.

I genieri che costruiscono uno dei ponti sulla Beresina

Sull'altro lato del fiume attendevano le truppe di Chichagov, 4 giorni di duri scontri e l'esercito napoleonico era sull'altro lato del fiume con un numero imprecisato di affogati e di morti di freddo (si ricordi che venivano squartati i cavalli per mettere le mani al caldo per qualche minuto fra le sue viscere). Quella della Beresina fu una battaglia di avanguardia per aprirsi la strada sull'altro lato del fiume ed una battaglia di retroguardia per il sopraggiungere di Koutouzov e Wittgenstein.

L'estrema retroguardia in vista del ponte attaccata dai russi
In mezzo una massa enorme di uomini, cavalli, carri, cannoni che premevano per accedere ai 2 soli ponti praticabili. Le stampe dell'epoca (e successive) non riescono nemmeno a rendere l'idea della confusione che regnava su quei ponti durante l'attraversamento da parte delle truppe. Un minimo rallentamento ed una massa enorme retrostante premeva sulle spalle. Un cavallo imbizzarrito che faceva cadere degli uomini nell'acqua gelata. Un asse rotto ed una ruota di un carro si incastrava e quindi decine di uomini ribaltavano il carro nel fiume per poter passare. La cavalleria che guadava il fiume immersa nell'acqua ghiacciata. I primi cannoni passarono, poi le assi non ressero più e l'artiglieria che si era fatta onore a Borodino veniva abbandonata in riva al fiume. L'artiglieria amica e nemica che tuonava alle spalle e davanti. Commilitoni con i piedi gelati che sul bordo della strada ti chiedono la pietà di ucciderli. Ufficiali e sottoufficiali che incessantemente gridano ordini in tute le lingue d'Europa. Dopo 2 o 3 giorni di scontri e nulla di mangiato lo stomaco che urlava la sua fame e la fila davanti che non si muoveva.

L'incredibile calca sul ponte
Non riesco lontanamente ad immaginare che cosa abbiano provato quegli uomini.

Vi è un solo particolare che non sono ancora stato in grado di comprendere: come siano riusciti gli ufficiali a mantenere l'ordine. Forse l'idea che serpeggiava fra la truppa che solamente facendo esattamente ciò che era richiesto dai superiori vi era una speranza di sfuggire a quell'inferno bianco e rivedere i propri cari che attendevano a migliaia di chilometri di distanza.

Il monumento alla battaglia ed il monumento ai caduti della Grand Armée.

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